XXXV Capitolo Generale Elettivo e di Programmazione 2021

Messaggio della Madre Generale

La Quaresima ci aiuti a trovare il nostro deserto e lì contempliamo e sperimentiamo personalmente il Dio che ci rivela

Carissime sorelle Ave Maria.

 Parlando umanamente del tempo quaresimale, di per sé crea in noi un’ombra di malinconia, pensiamo subito di un tempo di prova di fame e di penitenza, di raccoglimento un po’ pesante. Interrompe improvvisamente quell’allegria che fino allora ci godevamo nelle celebrazioni liturgiche festive e nelle commensali varie. Ma nello stesso tempo in questi periodi feriali, nell’anima nostra cresce e si matura il desiderio e la nostalgia di una necessaria purificazione. Desiderio di bruciare tutto ciò che è male e invecchiato e di rifarci nuove nello Spirito, di vivere e dare una testimonianza di fede e di santità personale e comunitaria. Il tempo più favorevole per realizzare questi desideri è la quaresima.

La quaresima nella Bibbia ha un significato simbolico: quaranta giorni Mosè rimase sul monte Sinai prima di ricevere i Dieci comandamenti. Quaranta anni, il popolo di Israele rimase nel deserto prima di entrare nella terra promessa. Quaranta giorni Elia camminò verso il monte Oreb, dove il Signore gli si rivelò nel fruscio di un venticello. Per quaranta giorni Gesù digiunò per prepararsi per la vita pubblica e vinse le tentazioni, tre istinti fondamentali della vita umana: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. Nel deserto si scopre Dio, si sperimentano le tentazioni. Nel deserto si digiuna sognando la festa dell’eternità (cf. Nm 11.4; Esodo 16,3). Nel deserto, Dio rivela la Sua presenza. La Quaresima ci aiuti a trovare il nostro deserto e lì contempliamo e sperimentiamo personalmente il Dio che ci rivela.

 

 Noi sappiamo bene che senza la prova della vita non può esistere una nuova nascita e questa avviene soltanto con il nostro consenso alla grazia di Dio. E’bene che riconosciamo i momenti in cui abbiamo nutrito la nostra anima più con le comodità e gli standard mondani che con i valori Evangelici. Gesù ha la Parola nel cuore e sulle labbra, le sue brevi risposte sono molto efficaci al tentatore. Perciò in questo tempo santo, è necessario esaminarci sulle parole con le quali nutriamo la nostra vita quotidiana.

La nostra consacrazione deve essere fruttuosa nella Chiesa, nella nostra famiglia religiosa. Dobbiamo ringraziare il Signore per la nostra consacrazione, con i nostri voti stiamo vincendo molte tentazioni quotidiane, e stiamo dando anche una gioiosa testimonianza dei voti religiosi con il nostro essere e con il nostro servizio. Perciò non ci scoraggiamo per i momenti turbolenti inevitabili che ci sono, ma di offrire sempre di più noi stesse come Gesù ha donato la sua vita per noi.

 

                     La Chiesa ha bisogno della nostra santità, dice il Papa, la nostra felicità. La parola “felice” o “beato” che è sinonimo di “santo” (Gaudete et esultate). La nostra chiamata esige un cammino di santità. Gesù ha spiegato con tutta semplicità che cosa è essere santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le beatitudini (cfr. Mt 5,3-12) quindi viviamo con fede e fiducia le beatitudini in qualunque contesto di vita ci troviamo: nella comunità, nel servizio con i malati, nella collaborazione con i laici medici, paramedici e altri. Credo che non è così facile vivere le beatitudini se non rimaniamo centrati e saldi in Dio che ci ama senza mai stancarsi. Da questa convinzione interiore è possibile affrontare e risolvere le incomprensioni, contrarietà, le aggressioni e le vicissitudini della vita. La testimonianza di santità è fatta anche di pazienza e costanza nel bene vincendo il male con il bene. È necessario lottare e stare in guardia davanti alle nostre inclinazioni aggressive ed egocentriche per non permettere che mettano radici in noi: “Adiratevi, ma non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira” (Ef 4,26). Quando le circostanze ci opprimono, solo le suppliche e le preghiere ci conducano alla fonte della pace. Non angustiatevi per nulla…… (Fil 4,6-7).

 

                  Guardando attorno alle nostre comunità, alle attività apostoliche, le iniziative nuove come pastorale parrocchiale e ogni altro tipo di servizio, dobbiamo solo rendere grazie al Signore per i beni che il Signore compie attraverso ogni singola sorella, tanta disponibilità e generosità alla volontà del Signore, tanti sacrifici e annientamenti nell’adattare la nuova cultura e multi nazionalità. Tuttavia vorrei che puntiamo ancora sulla nostra comunione fraterna interna. Ci sono le comunità che respirano aria rinnovata e fresca di comunione, altri lottano contro il tentatore della divisione. Attenzione!!!ricordiamoci le parole di Dio che ascoltiamo alla compieta di ogni martedì “siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1Pt 5, 8-9). La comunione è segno della presenza del Signore mentre la divisione è sempre l’azione del demonio, il grande tentatore di cui parla il vangelo.

Possiamo forse negare che non ci sono i conflitti e le divisioni nelle nostre comunità? Questi ultimi periodi ci sentiamo di una carenza del dialogo sincero e aperto tra le autorità e le sorelle in cammino di crescita. Da che cosa dipende questo? da un mancato accompagnamento spirituale e umano equilibrato? O mancata pazienza di vedere i frutti ritardatari?

 Il modo di imporre il proprio volere spesso sono cause di tanta amarezza nelle giovani, richiede perciò la maturazione di virtù relazionali specifiche: la disciplina dell’ascolto, la capacità di fare spazio all’altro, la pazienza di accettare una crescita lenta, la prontezza del perdono, l’esempio di vita ecc.….

 

     Alle sorelle giovani vorrei raccomandare alcune cose necessarie e semplici:

 

     -imparare a pregare con la Parola di Dio (lezio personale e contemplazione)

      – Crescere nel dialogo sincero e aperto con le autorità e sorelle maggiori.

     -Rispetto reciproco e intuizione delle bisognose tra le sorelle e aiutarle senza che l’altra ti chieda. Questo deve farci sentire sorelle non schiave.

Voi sorelle giovani, siete la speranza della nostra famigliaStringetevi sui valori positivi non a quelli negativi. Quel Sommo Bene che abbiamo dentro di noi, facciamolo gustare anche agli altri.

Spero che ogni comunità abbia preso le decisioni forti sotto la guida dello Spirito Santo per vivere questo tempo di quaresima.

La Vergine Santa ci aiuti a vivere degnamente la nostra vocazione ad essere accanto alle infinite croci della vita.

Buona e santa quaresima.

Messaggio del Santo Padre

Quaresima 2019 : «L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio» (Rm 8,19)

Cari fratelli e sorelle,

ogni anno, mediante la Madre Chiesa, Dio «dona ai suoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché […] attingano ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo» (Prefazio di Quaresima 1). In questo modo possiamo camminare, di Pasqua in Pasqua, verso il compimento di quella salvezza che già abbiamo ricevuto grazie al mistero pasquale di Cristo: «nella speranza infatti siamo stati salvati» (Rm 8,24). Questo mistero di salvezza, già operante in noi durante la vita terrena, è un processo dinamico che include anche la storia e tutto il creato. San Paolo arriva a dire: «L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio» (Rm 8,19). In tale prospettiva vorrei offrire qualche spunto di riflessione, che accompagni il nostro cammino di conversione nella prossima Quaresima.

1. La redenzione del creato

La celebrazione del Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo, culmine dell’anno liturgico, ci chiama ogni volta a vivere un itinerario di preparazione, consapevoli che il nostro diventare conformi a Cristo (cfr Rm 8,29) è un dono inestimabile della misericordia di Dio.

Se l’uomo vive da figlio di Dio, se vive da persona redenta, che si lascia guidare dallo Spirito Santo (cfr Rm 8,14) e sa riconoscere e mettere in pratica la legge di Dio, cominciando da quella inscritta nel suo cuore e nella natura, egli fa del bene anche al creato, cooperando alla sua redenzione. Per questo il creato – dice san Paolo – ha come un desiderio intensissimo che si manifestino i figli di Dio, che cioè quanti godono della grazia del mistero pasquale di Gesù ne vivano pienamente i frutti, destinati a raggiungere la loro compiuta maturazione nella redenzione dello stesso corpo umano. Quando la carità di Cristo trasfigura la vita dei santi – spirito, anima e corpo –, questi danno lode a Dio e, con la preghiera, la contemplazione, l’arte coinvolgono in questo anche le creature, come dimostra mirabilmente il “Cantico di frate sole” di San Francesco d’Assisi (cfr Enc. Laudato si’, 87). Ma in questo mondo l’armonia generata dalla redenzione è ancora e sempre minacciata dalla forza negativa del peccato e della morte.

2. La forza distruttiva del peccato

Infatti, quando non viviamo da figli di Dio, mettiamo spesso in atto comportamenti distruttivi verso il prossimo e le altre creature – ma anche verso noi stessi – ritenendo, più o meno consapevolmente, di poterne fare uso a nostro piacimento. L’intemperanza prende allora il sopravvento, conducendo a uno stile di vita che vìola i limiti che la nostra condizione umana e la natura ci chiedono di rispettare, seguendo quei desideri incontrollati che nel libro della Sapienza vengono attribuiti agli empi, ovvero a coloro che non hanno Dio come punto di riferimento delle loro azioni, né una speranza per il futuro (cfr 2,1-11). Se non siamo protesi continuamente verso la Pasqua, verso l’orizzonte della Risurrezione, è chiaro che la logica del tutto e subito, dell’avere sempre di più finisce per imporsi.

La causa di ogni male, lo sappiamo, è il peccato, che fin dal suo apparire in mezzo agli uomini ha interrotto la comunione con Dio, con gli altri e con il creato, al quale siamo legati anzitutto attraverso il nostro corpo. Rompendosi la comunione con Dio, si è venuto ad incrinare anche l’armonioso rapporto degli esseri umani con l’ambiente in cui sono chiamati a vivere, così che il giardino si è trasformato in un deserto (cfr Gen 3,17-18). Si tratta di quel peccato che porta l’uomo a ritenersi dio del creato, a sentirsene il padrone assoluto e a usarlo non per il fine voluto dal Creatore, ma per il proprio interesse, a scapito delle creature e degli altri.

Quando viene abbandonata la legge di Dio, la legge dell’amore, finisce per affermarsi la legge del più forte sul più debole. Il peccato che abita nel cuore dell’uomo (cfr Mc 7,20-23) – e si manifesta come avidità, brama per uno smodato benessere, disinteresse per il bene degli altri e spesso anche per il proprio – porta allo sfruttamento del creato, persone e ambiente, secondo quella cupidigia insaziabile che ritiene ogni desiderio un diritto e che prima o poi finirà per distruggere anche chi ne è dominato.

3. La forza risanatrice del pentimento e del perdono

Per questo, il creato ha la necessità impellente che si rivelino i figli di Dio, coloro che sono diventati “nuova creazione”: «Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove» (2 Cor 5,17). Infatti, con la loro manifestazione anche il creato stesso può “fare pasqua”: aprirsi ai cieli nuovi e alla terra nuova (cfr Ap 21,1). E il cammino verso la Pasqua ci chiama proprio a restaurare il nostro volto e il nostro cuore di cristiani, tramite il pentimento, la conversione e il perdono, per poter vivere tutta la ricchezza della grazia del mistero pasquale.

Questa “impazienza”, questa attesa del creato troverà compimento quando si manifesteranno i figli di Dio, cioè quando i cristiani e tutti gli uomini entreranno decisamente in questo “travaglio” che è la conversione. Tutta la creazione è chiamata, insieme a noi, a uscire «dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). La Quaresima è segno sacramentale di questa conversione. Essa chiama i cristiani a incarnare più intensamente e concretamente il mistero pasquale nella loro vita personale, familiare e sociale, in particolare attraverso il digiuno, la preghiera e l’elemosina.

Digiunare, cioè imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia, alla capacità di soffrire per amore, che può colmare il vuoto del nostro cuore. Pregare per saper rinunciare all’idolatria e all’autosufficienza del nostro io, e dichiararci bisognosi del Signore e della sua misericordia. Fare elemosina per uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare tutto per noi stessi, nell’illusione di assicurarci un futuro che non ci appartiene. E così ritrovare la gioia del progetto che Dio ha messo nella creazione e nel nostro cuore, quello di amare Lui, i nostri fratelli e il mondo intero, e trovare in questo amore la vera felicità.

Cari fratelli e sorelle, la “quaresima” del Figlio di Dio è stata un entrare nel deserto del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio che era prima del peccato delle origini (cfr Mc 1,12-13; Is 51,3). La nostra Quaresima sia un ripercorrere lo stesso cammino, per portare la speranza di Cristo anche alla creazione, che «sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21). Non lasciamo trascorrere invano questo tempo favorevole! Chiediamo a Dio di aiutarci a mettere in atto un cammino di vera conversione. Abbandoniamo l’egoismo, lo sguardo fisso su noi stessi, e rivolgiamoci alla Pasqua di Gesù; facciamoci prossimi dei fratelli e delle sorelle in difficoltà, condividendo con loro i nostri beni spirituali e materiali. Così, accogliendo nel concreto della nostra vita la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, attireremo anche sul creato la sua forza trasformatrice.

Dal Vaticano, 4 ottobre 2018,

Festa di San Francesco d’Assisi

Odisha/Orissa (apertura – 17 Marzo 2016)

“Pregate incessantemente con ogni sorta di preghiere e suppliche nello Spirito” Ef 6:18

 Abbiamo iniziato una nuova comunità in Odisha/Orissa nell’anno della Misericordia 2016.Pertanto la comunità è chiamata, “Korunamoi Maa Convent” [comunità di Madre di Misericordia].

La nostra zona della scuola è circondata dai Indù. Si tratta di una terra arida in cui la gente non conosce Cristo o il Cristianesimo.Attraverso la nostra presenza attiva dobbiamo seminare il seme nel
loro cuore. All’inizio la gente aveva l’idea che noi siamo qui per convertire ed era riluttante ad avvicinarsi e a collaborare con noi. La vita non è affatto ricercare le cose belle; si tratta di fare “bello”
quello che hai.Così come il giardiniere che non perde la speranza in [Lc 13:6-9] abbiamo continuato il nostro lavoro con il cuore pieno di preghiera e di speranza. E ora vediamo che le persone intorno
a noi apprezzano la nostra presenza e sono sempre pronte ad aiutare e collaborare con noi.

Dietro ogni successo c’è un grande e continuo sforzo, non si ottiene in un giorno.L’inizio del nostro apostolato educativo è anche piccolo. Il 13/16/2016 abbiamo iniziato la nostra scuola. Attualmente
abbiamo sette bambini. Abbiamo una grande speranza che sicuramente questa impresa sarà un grande successo da quando abbiamo cominciato con il numero perfetto; inoltre il numero sette è anche
speciale per la nostra Congregazione. La vita non è tutto di predicazione; si tratta di sentirsi una con gli altri e di essere una di loro. Cerchiamo di fare un legame con il popolo per essere con loro.

Arunachal Pradesh (apertura : 13 Luglio 2014)

“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.” Mt.5:16

All’estero in India: è nata la nuova costruzione a Arunachal Pradesh (convento e ostello). È stato il profondo desiderio e sincero di ciascuna di noi di venire a servire i poveri in Arunachal.

               “Arunachal” significa la terra del sole che sorge. Si dice che in India il sorgere del sole appare per prima in Arunachal. È una terra di bellezza e di unica cultura e natura. La gente è di diverse tribù e ogni tribù ha una propria lingua separata. Tutti dipendono esclusivamente su agricoltura e la caccia per il loro sostentamento. Il riso e il mais sono le principali colture. Non avendo un sistema di mercato “marketing”, coltivano solo per i loro bisogni in famiglia. Molto tempo fa tutti erano indigeni. Usavano per il culto la natura: il sole, la pietra, ecc. Ma ora a causa del servizio instancabile di molti missionari di diverse confessioni, molte delle persone hanno abbracciato il Cristianesimo.

               Le case sono fatte di bambù su i pilastri di legno. Sotto la casa tengono i loro animali domestici. La mancanza di servizi igienici e di pulizia causano alle persone d’essere colpite da varie malattie, come la malaria, l’ittero, il tifo e T.B. Poiché tutti, utilizzano il fuoco ventiquattro ore su ventiquattro per il riscaldarsi e genitori vanno in campo per l’agricoltura, lasciando i bambini in casa, ci sono occasioni di incendi incidentali a causa delle case incendiate.

               La nostra comunità sta lavorando in una zona remota denominata Lazu nella diocesi di Miao. La nostra parrocchia è compost da dieci villaggi. L’intera area di Lazu è ricoperta dalle catene montuose per cui le infrastrutture stradali sono rare e povere. L’unica strada per la capitale è bloccata per quasi 5-6 mesi dalla frana. La gente ha bisogno di attraversarlo per le loro necessità: come il cibo, le medicine e le strutture scolastiche. Questo posto è indietro in tutti i livelli. I trasporti, le telecomunicazioni, il sistema postale, l’istruzione e l’assistenza sanitaria sono strani per queste persone.

I Voti

«Se vuoi essere perfetto, va’, vendi tutto quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!» (Mt 19,21).

Castità consacrata “Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come posa piacere al Signore”. 1 Cor 7:32

La castità professata “per il regno dei cieli” è un insigne dono della grazia divina, dato dal Padre ad alcuni perché più facilmente, con cuore indiviso, si consacrino a Dio, facendo a lui la donazione completa del corpo e dell’anima. Costituzioni… cap III art.26

Il nostro voto di castità ci obbliga alla perfetta continenza nel celibato. Con esso ci dedichiamo totalmente a Dio e ai suoi disegni di salvezza, seguendo l’esempio di Gesù e della Madre sua che scelsero per sé lo stato di vita verginale. Costituzioni… cap III art.27

 

Povertà voluntaria “Gli disse Gesù: Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” Mt 19:21

La povertà volontariamente abbracciata per mettersi alla sequela di Cristo (Cf PC13) è il distacco volontario dai beni terreni per un più diretto conseguimento dei beni eterni: “beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio”. (Lc 6:20) Costituzioni… cap III art.30

Le espressioni principali della nostra povertà sono: il lavoro, la comunione dei beni e il tenore semplice e modesto della vita.

Con il lavoro cooperiamo al disegno creatore del Padre, ci associamo all’opera redentiva del Figlio e condividiamo la sorte comune degli uomini;

con la comunione dei beni mettiamo a disposizione della Chiesa e della comunità tutte le nostre energie, doni, tempo e frutto del nostro lavoro;

con il tenore semplice e modesto della vita rinunciamo al lusso e a tutte le cose superflue per servire i poveri e i bisognosi.

 

Obbedienza religiosa “Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà”. Cf Eb 10:7

L’obbedienza religiosa è l’offerta della propria libertà a Dio per ricercare incessantemente la sua volontà e attuarla nella fede e nell’amore. Costituzioni… Cap III art.36

La volontà del Signore si manifesta, ordinariamente, attraverso le Costituzioni e i superiori. Col voto di obbedienza ci impegniamo ad obbedire alle legittime superiore  in tutto ciò che riguarda, direttamente o indirettamente, l’osservanza dei voti e delle Costituzioni e la vita della Congregazione. Costituzioni… cap III art.39

Con lo spirito di fede e di amore verso la volontà del Signore, eseguiremo gli ordini delle superiore con obbedienza attiva e responsabile, adempiendo quanto ci viene affidato con tutte le nostre capacità di natura e di grazie, nella consapevolezza di collaborare alla edificazione del Corpo di Cristo”. Cf Pc 14

 

Fraternità

“Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!

Nelle nostre comunità, richiamandoci alla Chiesa dei tempi apostolici e alla Regola di sant’Agostino, vivremo concordi e unanimi nella preghiera, nell’ascolto della parola di Dio, nello spezzare il Pane eucaristico e quello guadagnato con il nostro lavoro, in vigile attesa del Signore che viene. Costituzioni… cap II art.8 

Nostro principale dovere e costante impegno sarà attuare tra noi la suprema aspirazione di Gesù che nell’ultima Cena pregava: “Come tu Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato”.

Superando perciò le inevitabili tensioni del nostro vivere insieme, valorizzeremo tutto ciò che è fonte di comunione, per testimoniare il Signore presente in mezzo a noi. Costituzioni… cap II art. 9 

Unite dalla stessa vocazione e sorelle nella stessa famiglia, siamo tutte uguali tra noi e abbiamo tutte la stessa dignità e i medesimi doveri, pur nel rispetto dovuto ai compiti, all’età e ai bisogni di ognuna. Costituzioni… cap II art.10

Preghiera

“Pregate incessantemente con ogni sorta di preghiera e suppliche nello Spirito”. Ef 6:18

 

L’uomo realizza pienamente sé stesso quando, nella preghiera, riconosce e accetta la sovranità del suo Creatore. Divenuto figlio di Dio per il battesimo, unito con vincolo strettissimo a Cristo, entra con lui in comunione con il Padre nello Spirito. Cf Principi e Norme per la Liturgia delle Ore 7.

Per noi che viviamo in una comunità di fede, ogni attività compiuta nello Spirito accresce la comunione con Dio nell’amore, tuttavia, secondo l’esempio e l’insegnamento di Gesù, la preghiera realizza in modo eminente tale comunione ed è inoltre sorgente ed espressione essenziale di vita spirituale comunitaria e personale.

Maria, altissimo esempio di creatura orante, è per noi, sue serve, sostegno e guida in questo cammino verso la comunione con Dio.

A lei ci rivolgiamo, in accordo con la viva tradizione dell’Ordine, perché accompagni e avvalori la nostra preghiera.

Costituzioni… cap IV art.41

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